Capita a volte che io e Luisa ci guardiamo aggrottando la fronte e dopo un attimo di silenzio una fa all’altra, come se confessasse un turpe segreto “Andrò all’inferno ma questi proprio li odio per quanto mi fanno invidia!” Di solito l’altra annuisce ed ammette: “Troppo vero, sorella!” (*ogni volgarità è stata rimossa da questo dialogo per non offendere le orecchie di nessuno*). Ci diamo un cinque, poi ridiamo un attimo della nostra bassezza morale, chiediamo mentalmente scusa e via, procediamo oltre. Di solito le vittime in questione sono persone troppo brave per essere vere.

Inizio con brutalità questo post perchè mi sono scritta su un pezzo di carta che non voglio essere melensa e voglio dire le cose come stanno. E quindi a puro scopo dimostrativo vi voglio far vedere come cominciava questo post fino a qualche minuto fa, prima che decidessi di cambiarlo.

“Ho un chiaro ricordo della piccola e sprovvista biblioteca che avevamo in classe alle medie. Era un armadio con dentro un trentina di libri consunti di cui solo la prof aveva la chiave. E mi ricordo l’eccitazione di scegliere un nuovo libro all’inizio di ogni mese, cercando di interpretare il significato dei titoli, di decifrare le copertine illustrate. Per esempio “Canne al vento” di Grazia Deledda mi ero ritrovata a sceglierlo per l’incongruenza che il titolo creava nella mia testa. Ma erano canne da pesca? Vogliamo parlare dell’effetto di un titolo come “Il sentiero dei nidi di ragno”?
Quello che rimpiango di quei tempi era l’effetto Napalm che qualsiasi libro aveva all’interno del mio cervello vuoto. E poi lo spericolato entusiasmo di chi non avesse la più pallida idea di chi fossero tutti quegli autori e di cosa volesse dire avere tra le mani un classico. Io sceglievo i libri più alti, quelli scritti più piccoli perché mi sembrava una cosa davvero da grandi e perché volevo fare bella impressione sulla prof. Beata innocenza di chi non sapeva e non presumeva nulla. Noi siamo state fortunate a frequentare una scuola che avesse dei libri a disposizione, per quanto scalcagnati. E ancora di più ad avere una casa che rigurgitava libri dalle finestre ed uno di quei papà che a Natale ne regalava almeno uno a tutti. Ma è facile dimenticarsi di chi vive in luoghi dove i libri sono oggetti rari e sconosciuti.”

E vabbè, è tutto vero e sono bei sentimenti, ma non è certo da questo che è nata la colorata spilletta che vedete nelle foto. E’ nata da una semplice fitta di cocente invidia.
Stavo studiando un arcinemico, perché nel marketing pure quello devi fare, studiare il nemico, individuarne i punti deboli, carpire le strategie, e il nemico in questione erano quei gran fighi di Out of Print, che a quanto pare non solo producono delle cose belle da morire, ma donano anche parte del ricavato ad un’associazione che spedisce libri in Africa. Essere così perfetti, secondo me, non è educato.

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E insomma, è scattata l’invidia e dall’invidia è nato qualcosa di buono (che non mi si dica che dai cattivi sentimenti non nasce mai nulla di buono) perché mi sono messa a navigare e ho scoperto che bastano 2 sterline a Book AID per mandare un libro in Africa ad una biblioteca. Soltanto DUE! Praticamente il prezzo di una delle nostre spille. E allora perché no? Perchè non crearne una apposta per questo scopo? Ed è così che è nata la coloratissima Read More. Una spilla che è un imperativo esistenziale.
La faccenda è semplice, per ogni spilla Read More che venderemo, daremo 2 sterline a quelle brave persone di Book AID. E quindi comprarne una sarà come regalare un libro a qualcuno di tanto distante, per condividere con lui un mondo intero di emozioni, spazi grandiosi, sogni ed entusiasmi.

Dai si può fare, no? 🙂 Noi siamo per il dare indietro qualcosa, soprattutto quando si riceve tanto. C’è dietro un po’ di marketing, perché negarlo? Ma tutto va bene. E quelli di Out Of print non se la prenderanno se li abbiamo copiati. Li odioamo un po’, ma per farci perdonare vi lascio il link al loro negozio nel caso vogliate regalarvi una bella maglietta (o le calze di POE!!).

E voi accattatevi una spilla! 😉

Lalla