Ebbene, nei giorni scorsi ci avrete probabilmente visto postare sui social delle foto ben acconciate con decorazioni natalizie, pacchettini, fiocchi e bacche. Era la quota necessaria per le festività in arrivo. Eppure io e Luisa ci siamo interrogate spesso in questi giorni… sarebbe tanto male se confessassimo che del Natale non ci frega un fico?

Via, non è del tutto corretto dire che del Natale non ce ne frega un fico secco. L’altro giorno ero a Londra per un concerto di Natale (wow, che cosa estremamente cool da dire… eppure siatene certi, non c’è niente di meno cool di Lalla che, attanagliata da mille nevrosi, se ne va a Londra da sola) e mentre la gente gettava via un sacco di soldi per beneficienza e si mangiavano biscotti e latte e si cantava e semplicemente si dimostrava che l’umanità è fondamentalmente straordinaria… un brivido di Spirito Natalizio l’ho provato anche io.

David Ford and Jarrod Dickenso. Photo Buch Hall

David Ford and Jarrod Dickenson. Photo Bush Hall

Solo che praticare il Natale diventa un po’ difficile quando non si è tesserati ad una particolare religione o non ci sono bambini in giro che aspettano sognanti i regali e i parenti sono troppo lontani o troppo inutili per combinarci qualcosa di bello. Così quello che resta è l’angoscia dei preparativi. La data che si avvicina inesorabile e la ricerca frenetica del più inutile dei regali per la più inutile delle conoscenze. E così la festa che dovrebbe essere un ritorno a quello che conta davvero, all’essenza delle cose, si trasforma in una corsa ad ostacoli, costellata di trappole mortali come brindisi, cene, scambi di regali che fanno venire il mal di stomaco peggio di 3 chili di crema al mascarpone e che non importano a nessuno. Ma perchè? Ma non vi sto dicendo nulla che non sappiate già. Sapete quanti regali abbiamo comprato noi quest’anno? Lasciate che li conti sulla punta di una mano sola. Due! YEEH! Farà qualche differenza? Ma no, chissene frega. Le persone che contano sanno che non importa e che ci facciamo un grosso regalo a vicenda salvandoci dalla corsa ai regali e dallo spreco compulsivo di denaro. Così più andiamo in là con gli anni, più il Natale diventa minimalista (o totalmente ignorato) tanto che ho la speranza che arrivando a toccare il minimo storico, da lì poi si potrà risalire in qualche modo per ritrovare un giusto equilibrio. Ma il cibo resta. Quello non lo tocca nessuno.

C’è una cosa però da cui temo non riusciremo mai a liberarci: Mariah Carey. Impossibile che non conosciate le sue canzoni di Natale, sono ormai un classico appestante.

Foto di Mariah Carey di notte

Foto di Mariah Carey di notte

Dovete sapere che nostro padre era un grande fan della Maraiona e così, quando quel malefico album uscì, noi ci sentimmo obbligate a regalarglielo. Bè dai, piaceva anche noi. A quell’epoca ero a non so che anno di liceo e a scuola stavamo mettendo insieme qualche canzone di Natale, così feci l’errore mastodontico di offrire la cassetta di babbo alla professoressa di inglese. Ricordo come fosse ieri la sua espressione contrariata e la sua voce odiosa quando tentai di riaverla indietro: “Guarda che non c’è rischio che io me la tenga, mica la rubo!”. E indovinate? La cassetta se la tenne eccome e io non ebbi più il coraggio di chiederla. Con sommo scorno di mio padre. E così la cassetta di Mariah divenne il tormentone di Natale, il mitico oggetto sacro perduto per sempre. Avremmo potuto ricomprarla, ma era più divertente rimpiangerla ardentemente.
Così quando al supermercato sento partire la voce di Mariah che strilla “Baby, all I want for Christmas is youuuu” ho la certezza, che qualche corridoio più in là, al banco dei surgelati, anche le mie sorelle stanno pensando alla stronza d’inglese. E a nostro padre.

Ma quest’anno c’è un evento pronto a redimere questo Natale: STAR WARS! Okay, dai, credevate possibile che noi non fossimo delle fanatiche di Star Wars? Siamo seri. Posterò questo scritto domani, prima di uscire per il cinema, così se vorrete lasciare commenti spoiler di qualsiasi tipo sarete liberi di farlo senza che noi si venga a casa a menarvi. Siamo ormai in totale isolamento da giorni. Niente social, niente amici, niente TV. Luisa stasera va armata di mazza ferrata ad una cena, che se qualcuno anche solo pronuncia una parola è morto. Forse si dovrebbe avvertirli.
Lo so, se non siete fanatici starete scuotendo la testa, sarete probabilmente quasi irritati. So che esistono persone là fuori che non hanno mai visto la prima trilogia e campano benissimo. Ma il solo scriverlo mi riempie di una tristezza infinita. E’ l’equivalente di un bambino che è cresciuto senza mai aver aspettato Babbo Natale. Una tragedia insondabile.

Vi ho risparmiato Mariah Carey, vi meritate come minimo un Qui Gon pantocratore!

Vi ho risparmiato Mariah Carey, vi meritate come minimo un Qui Gon pantocratore!

Noi siamo state fortunate. Siamo nate al momento giusto, circondate dalle persone giuste. E Star Wars è diventato semplicemente un tassello del nostro DNA. Non credo che esista al mondo nulla di simile al fenomeno di Star Wars. Alla pura, magica, mistica emozione di sentire Harrison Ford dire “Chewie, we are home” che ti fa venire tanta voglia di piangere. Prego in cinese che questo nuovo capitolo sia bello almeno la metà di quello che sogno. Ne ho bisogno. E mi sa che ne ha bisogno tutto il mondo. Che la forza sia con voi e Buon Natale!

(E quindi scatenatevi nei commenti. Diteci il momento più bello del film, quanto avete pianto all’apertura dei titoli. Se vi hanno impedito di entrare al cinema perchè eravate troppo isterici. Oppure diteci che cos’è per voi il Natale e come conservate lo spirito natalizio in tutto questo casino. O come lo ammazzate con gioia. Saremo felici di leggervi comunque 😉